Succede almeno un paio di volte l’anno. Io (meelat) e Arianna (akari) raduniamo figli e mariti e partiamo per la Toscana. Un ramo della famiglia di Arianna è originaria di Montalcino e una grande casa su di una collina nel territorio del Brunello è la nostra meta.
Intorno alla casa ci sono vigne e ulivi, prati e boschetti, silenzio e aria frizzante. Tra melograni e corbezzoli respiriamo odori di legna bruciata e erba bagnata.
Le risa dei bambini, la stufa che scalda l’ambiente, la zuppa di cavolo nero, un bicchiere di vino rosso rubino delle vigne appena confinanti con il cancello di accesso alla casa e il tempo si ferma.
Alessandro e Margherita hanno un anno esatto di differenza. 8 anni lei, 7 lui sono nati nello stesso ospedale, mamme diverse. Giocano con Gaia che di anni ne ha 4 ed è sorellina di Ale. Si divertono a scoprire insetti, a preparare succulenti ricette di aghi di pino e ghiande. Si dondolano sull’altalena. Si arrampicano su di un vecchio carretto giocando ai cacciatori.
Passeggiano, “armi” alla mano, alla ricerca di ignari cinghiali che non troveranno mai (per fortuna). La giornata finisce e il cielo si riempie di stelle e io penso ai miei amici, a mio marito, a mia figlia, ai bambini e mi sento così grata di esser spettatrice di tanta bellezza.
Mi viene in mente una frase di Gianni Rodari che dice così: “Ogni occhio si prende ogni cosa e non manca mai niente: chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente.”
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