Quando nasce un bambino e lo si porta a casa dall’ospedale, uno dei problemi più diffusi che mette immediatamente a dura prova i genitori, sono i molteplici risvegli notturni che non fanno riposare bene nè il bambino, nè la mamma e il papà.
Alcuni genitori sono molto fortunati perchè i propri figli dormono tutta la notte fin dal primo giorno di vita. Molti altri non possono godere di questo privilegio…come nel mio caso.
Il mio primo figlio, Leonardo, ad esempio, si svegliava dalle 10 alle 22 (le ho contate) volte per notte. Dopo nove mesi ero stremata e soprattutto notavo che lui la mattina non era riposato e sereno. E come poteva esserlo svegliandosi ogni mezz’ora?
Ho iniziato allora a sentir parlare di questo libro: “Fate la nanna” di Eduard Estivill. Non sapendo come affrontare il problema del sonno, decido di comprarlo e di leggerlo in un solo giorno.
Non voglio spiegare ora il metodo perchè non merita di essere sintetizzato in poche righe, ma andrebbe letto e compreso fino in fondo da entrambi i genitori. Sta di fatto che ciò che leggo mi convince e provo dalla sera stessa ad applicare questo metodo. Il libro assicura il raggiungimento del risultato entro 7 giorni dall’inizio dell’applicazione del metodo. Con mio figlio sono bastati 4 giorni. Da quel 4° giorno fino ad oggi sono passati più di 3 anni e mio figlio non si è mai più svegliato la notte e dorme 11 ore di seguito. Certo se sta male o ha la febbre, cosi come se ha un incubo a volte si sveglia, ma questo mi sembra più che naturale!
Il motivo per cui però voglio scrivere questo articolo non è certo per farvi sapere che mio figlio dorme la notte ma perchè leggendo tantissimi commenti su vari blog e siti relativi a questo metodo, mi sono imbattuta in innumerevoli critiche (ma per fortuna anche tante approvazioni), che personalmente trovo infondate.
Le due critiche più ricorrenti sono:
1- Il metodo è duro e traumatizzante per il bambino
2- Il metodo viene applicato solo per far dormire i genitori, quindi per una scelta egoista!
Ci tengo particolarmente a rispondere a questi due tipi di critiche, che non condivido affatto.
1– Il metodo prevede (tra le altre mille cose ben spiegate e motivate nel libro) che il bambino vada lasciato piangere “gradualmente” per pochi minuti prima di intervenire, invece di accorrere al primo lamento per cosolarlo. Per una madre è duro sentir piangere il proprio figlio senza intervenire subito. Ma penso che sia un problema del genitore. L’unico linguaggio che un neonato ha per esprimersi è il pianto, con il quale ci comunica fame, sonno, disagio, pannolino sporco, mal di pancia, noia, richiesta di attenzione. Consolarlo dopo due secondi per farlo smettere di piangere significa, a mio avviso, non permettergli di esprimersi con il suo linguaggio naturale (a volte lo trovo quasi antidemocratico :). I bambini hanno bisogno di piangere (certo non per un’ora di seguito altrimenti si sentono abbandonati) per poter esprimere un disagio e poter imparare a superarlo e ad affrontarlo da soli. Penso sempre che il compito principale di un genitore sia di infondergli fiducia, di insegnare al bambino l’autonomia e l’indipendenza e non la dipendenza totale dal genitore.
La prima sera che ho iniziato ad applicare il metodo, io ero in un’altra stanza con il cronometro in mano (per seguire la tabella del libro con i minuti indicati prima di intervenire) e piangevo mentre mio figlio piangeva. Dispiace sempre sentirli piangere ma mi ripetevo che era per il suo bene e non per il mio e questo mi ha dato la forza di non mollare e di ottenere un ottimo risultato in soli 4 giorni!
2– Come accennato poco fa, questo metodo serve ad insegnare al bambino a dormire tutta la notte, in modo che LUI possa riposare meglio. Ovvio che i genitori riposeranno di più ma di conseguenza, non in prima istanza.
Il bambino probabilmente si sveglierà lo stesso alcune volte, ma, invece di essere preso dal panico, sentirsi abbandonato e iniziare ad urlare richiedendo la presenza del genitore, imparerà a non sentirsi spaventato e a riaddormentarsi da solo, serenamente, perchè sa che il genitore non l’ha abbandonato affatto.
Quindi, nonostante molte critiche riguardino l’egoismo da parte del genitore nel voler applicare il metodo per poter dormire, paradossalmente penso esattamente l’opposto. Il genitore che vuole rasserenare suo figlio insegnandogli che se si sveglia all’improvviso nella notte non succede nulla e che può riaddormentarsi da solo perchè i genitori comunque non l’hanno abbandonato ma sono solo in un’altra stanza, è un genitore che sta pensando al bene del bambino. Al contrario, il genitore che continua ad intervenire per addormentarlo ad ogni risveglio sta insegnando al figlio che da solo non ce la può fare e che per qualsiasi cosa ci pensano mamma e papà. In questo modo si trasmette insicurezza e poca fiducia in se stessi.
Per questi stessi motivi di cui sono fermamente convinta e per il fatto che il metodo ha funzionato a pieno, inutile dire che l’ho applicato dal giorno zero anche con il mio secondo figlio che infatti ha da subito dormito tutta la notte (a parte le poppate necessarie quando era neonato). Adesso loro dormono sereni, e se si svegliano dopo poco si riaddormentano da soli senza piangere e senza chiamarci…e sì, di conseguenza anche noi dormiamo la notte senza interruzioni.
E la mattina siamo tutti riposati, pronti ad affrontare la giornata!
Per me è stata una conquista telmente importante, che è un libro che regalo a tutte le mie amiche in attesa del primo figlio!
Sarei felice di leggere i vostri commenti riguardo a ciò che pensate di questo metodo o alla vostra esperienza personale, se vi è capitato di applicarlo con i vostri figli!
Fanny says
ciao Moma,ho adottato Fate la nanna con Elia,il mio primogenito quando aveva 10 mesi ed ha funzionato in 3 giorni. Ora Elia ha 2 anni e 4 mesi fa è arrivato il fratellino Livio,che al momento dorme in un lettino nella zona giorno o nel lettone visto che si sveglia per poppare. Quando dovrei applicare il metodo con Livio? aspetto i 6 mesi,visto che si addormenta al seno,poi dovrei spostarlo in camera col fratellone…mi suggerisci qualche tempistica?
Moma says
Ciao Fanny,
la tua sotira è molto simile alla mia. Ho applicato il metodo sul mio primogenito quando aveva 9 mesi ed ho risolto in 4 giorni.
Dopo 2 anni è nato il fratellino.
Ovviamente non si può applicare il metodo su un neonato che si sveglia per poppare. Il libro poi mi pare consigli di applicarlo a iniziare dai 6 mesi.
Diciamo che già verso i sei mesi se il bambino si sveglia perchè è l’ora della poppata, bisogna ovviamente dargli il latte 🙂 ma se magari si sveglia dopo un’ora che ha mangiato e soddisfatto la sua fame, si puo cominciare ad adottare il metodo.
Quando poi smetterò di mangiare di notte (e questo dipende da bambino a bambino, o dai consigli del pediatra) allora applicherei il metodo subito.
Questo è quello che farei io…anzi che ho fatto con i miei figli…ma ci tengo a precisare che non sono nè un medico nè Estvill 😉
Spero di esserti stata d’aiuto.
A presto
Moma