Non succede spesso che una grande azienda apra le porte e i laboratori ai consumatori, mettendo a disposizione spazi e personale per mostrare il proprio modo di lavorare.
Martedì scorso, invece, siamo state invitate con un folto gruppo di mamme e blogger, a visitare gli stabilimenti di un fornaio assai grande, alle porte di Roma.
Voi direte: su, forza, si tratta di un semplice fornaio.
E invece di semplice, alla East Balt Bakery ci sono solo gli ingredienti del pane che viene sfornato, il resto è tutto controllato, scelto, pesato, allineato, riscaldato, lievitato… E un’altra serie di aggettivi che finisco con -ato.
Devo dire che sono arrivata alle porte del “fornaio” con la stessa curiosità di una che viene invitata alla fabbrica di Willy Wonka… Un mondo fantastico, eccessivo e coloratissimo.
Ho trovato, invece, gente seria con esperienza e rispetto per il lavoro che fa ovvero il cibo che noi mangiamo.
Lo abbiamo mangiato tutti, almeno una volta nella vita quel pane e, se non noi direttamente, di sicuro lo ha mangiato almeno uno dei nostri famigliari.
Perché? Perché la East Balt Bakery è il fornaio di McDonald’s in Italia già dal secolo scorso. Il fondatore è un caro signore greco che, trasferitosi negli States inizia a produrre panini già dal 1955.
Quella stessa azienda nata con una bottega, trasformatasi in un laboratorio più grande che utilizzava macchinari di un’azienda italiana, oggi ha 24 stabilimenti nel mondo che producono 19 milioni di panini al giorno. Un numero imbarazzante.Vedere con i miei occhi sfornati 12 panini al secondo è stato non solo divertente ma anche istruttivo.
Il pane all’olio del McDonald’s deve rispettare dei parametri rigidissimi: sapore, forma, colore. Grandissima attenzione alla scelta del grano, naturalmente, che proviene dalla zona di Ferrara: 20 agricoltori che da più di 10 anni lavorano
in quella che è la filiera italiana più rodata.
Il panino del McDonald’s non contiene alcun tipo di conservante e la freschezza viene garantita per 5 giorni: surgelato appena uscito dal forno, arriva fresco nei ristornati della catena.
Tra gli ingredienti c’è olio di girasole, sale, farina, acqua, zucchero e lievito. Non viene utilizzato strutto, niente latte e nessun allergeno.
Con la nomea del pane più controllato d’Italia (varie università collaborano al check dei moltissimi parametri), il pane di McDonald’s ha, secondo me e per le abitudini di casa mia, un solo difetto:
contiene il 13% di zucchero che serve a mantenere la mollica solida anche a contatto con le salse. Intendiamoci, ha un senso, ma per noi che facciamo massima attenzione all’indice glicemico è proprio da evitare. Del resto anche un semplice ciambellone fatto in casa, se troppo zuccherato, in casa è “veleno”.Un altro dubbio mi ha poi assalito e mi sono domandata: tutto ciò è giusto? Dove finisce l’arte e la poesia, in un prodotto così standardizzato?
La risposta che mi sono data è questa: quando vado in una catena come McDonald’s preferisco rinunciare alla poesia e avere la certezza di quello che mangerò. Si chiama fast food e non esistono margini di errore, non è concepibile ve ne siano. Noi consumatori non li accetteremmo, l’azienda e i lavoratori non potrebbero gestirli, la stampa e l’opinione pubblica li noterebbero immediatamente e, soprattutto ne risentirebbe la salute di chi, almeno una volta nella vita, almeno per provare, al McDonald’s ci va, ci è andato, ci andrà -con equilibrio e senza eccedere- come sempre quando si parla di regole dell’alimentazione e stile di vita sano.
#mcmamme #mcdonaldsitalia
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